RdBMBAC: UNICA O.S. CHE DENUNCIA LO SMANTELLAMENTO E LA SVENDITA DEL PATRIMONIO CULTURALE
In allegato il documento
Era il lontano 11 novembre dell’anno 2008 quando l’attuale Capo di Gabinetto illustrò alle OO.SS. Nazionali dei Beni culturali la proposta di modifica del regolamento del Ministero allora vigente, voluto dal Ministro Rutelli. Il pacchetto prevedeva, oltre all’unificazione di alcune Soprintendenze e al taglio di alcune Direzioni generali, la nascita di una “mega Direzione generale” dei Musei, diretta da un manager esterno all’Amministrazione, che doveva gestire centinaia di luoghi culturali. Doveva svolgere funzioni e compiti relativi alla valorizzazione dei musei, gallerie, siti archeologici, ville storiche: compiti svolti fino a quel momento dalle Direzioni regionali e dalle Soprintendenze.
ERA GIA’CHIARO IL PROGETTO DI SMANTALLARE IL BENE CULTURALE PUBBLICO E FARE CASSA.
Per i lavoratori erano previsti: tagli al salario accessorio, ai diritti, alla dignità e un peggioramento delle condizioni di lavoro.
Nella stessa riunione le OO.SS. furono informate anche dello stato “fallimentare” che versava la società Ales, voluta dall’allora Ministro Melandri, formata da quote di capitale per il 70% di Italia Lavoro e per il rimanente 30% del Ministero. Questa società aveva una gestione economica un rosso di circa 700.000 euro ed erano a rischio 420 posti di lavoro di ex lavoratori socialmente utili, reimpiegati all’interno del Ministero.
L’RdBMBAC subito, un comunicato ai lavoratori del 15 novembre 2008, denunciò lo smantellamento e la svendita dei Beni culturali. Inoltre, aveva già chiesto al Capo di Gabinetto, durante la riunione, di attivare tutte le procedure previste dalla normativa per individuare le responsabilità, e aveva proposto di reinternalizzare i servizi e assumere i lavoratori, anzichè continuare a finanziare con denaro pubblico società costituite con logiche di lottizzazioni sindacale - politico.
Le nostre previsioni e preoccupazioni non erano infondate: la volontà politica di questo Governo è quella di accelerare la privatizzazione dei Beni Culturali e fare cassa. Infatti, nel mese di gennaio 2010 nasce la S.p.A. della Cultura: presso il Ministero si è tenuta l’assemblea straordinaria della “vecchia”società Ales ed è stata fondata la nuova Ales, che opererà per conto del Ministero stesso.
La nuova società gestirà musei, aree archeologiche, biglietterie, servizi di ristoro, marchio e diritti d’immagine, comunicazione, pubblicità, ricerche e consulenze. Inoltre può compiere operazioni commerciali, finanziarie e fare manutenzione di impianti ed edifici. Tutto agli ordini del Ministero per i beni e le attività culturali, che prossimamente dovrà nominare un amministratore unico , probabilmente colui che è stato già nominato: Direttore generale alla valorizzazione del patrimonio culturale; commissario del Polo museale milanese e “direttore d’orchestra” dei lavori (che ammontano a 50 milioni di euro con relativi emolumenti); super visore del Maxxi, museo di arte contemporanea, che gestirà anche i fondi, (circa 100 milioni di euro), dell’Arcus S.p.A., società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, forniti dal nostro Ministero e da quello delle Infrastrutture: in totale circa 200 milioni di euro da investire per musei e spettacoli. Sono previsti soli 2milioni di euro per le spese di funzionamento della Direzione generale della Valorizzazione e 3 milioni per la comunicazione , partita con la campagna “Se non li visitate, li portiamo via”(riferito a Colosseo, Cenacolo, David).
Nessun conflitto d’interesse per il Super manager: viceversa, ad un lavoratore che si vede tagliato il salario mentre la sua famiglia non arriva neanche alla fine della terza settimana del mese, non è consentita alcuna altra attività lavorativa esterna, se non riduce il suo rapporto di lavoro al 50%.
La società Ales Cultura Spa gestirà, da qui al 2013, i 2,5 miliardi di euro di fondi europei e interregionali e punta inoltre a gestire:
la Soprintendenza speciale archeologica di Roma (96 milioni di euro di entrate) attualmente affidata alla gestione di un commissario, dove prossimamente saranno utilizzati circa 100 lavoratori della società per svolgere attività istituzionali;
la Soprintendenza archeologica di Pompei (46 milioni di euro di entrate) , per la quale, già da tempo, è stato nominato un commissario. Probabilmente, secondo le recenti dichiarazioni del Ministro Bondi, nascerà una Fondazione per gli Scavi di Pompei;
il Polo museale fiorentino (33 milioni di euro di entrate), dove pure è stato nominato un commissario;
dulcis in fundo, i Poli museali di Napoli e Venezia ( 30 milioni di euro di entrate).
Questo stesso governo, inoltre con il pretesto dell’emergenza sicurezza, ha formato un “comparto” per i commissari, delegando loro la gestione straordinaria ed ordinaria, dei siti Museali. Contestualmente, ha tagliato in modo devastante i fondi pubblici per la Tutela, Conservazione, Restauro, Archivi e Biblioteche e quelli previsti per il Cinema e lo Spettacolo dal vivo: per i nostri musei, aree, siti e parchi archeologici i fondi pubblici sono 4 miliardi di euro, mentre per il settore culturale “creativo” i miliardi di euro sono ben 40.
Il Ministro Bondi dichiarò nel luglio del 2009 che” la cultura non è né di destra né di sinistra, ma solo cultura, meno dipende dallo Stato e più è libera”. Ma il progetto ormai è chiaro: usare il pretesto dell’emergenza sicurezza dei siti archeologici per spogliare di fatto le soprintendenze delle loro funzioni istituzionali di controllo del territorio, della valorizzazione e delle tutela del patrimonio culturale.
La cultura non può essere assolutamente equiparata a merce da vendere al mercato, mentre la privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi sono processi che danno la possibilità ai privati di trarre profitto dalla gestione e di acquistare beni culturali non dichiarati chiaramente di interesse nazionale.
Questo progetto comporta evidentemente un aumento dei costi per i cittadini , mentre emargina i lavoratori e rende sempre più precario il lavoro.
Un esempio di precarietà è quello dei lavoratori ex ATM, il cui rapporto di lavoro, dall’anno 1999, non è stato ancora “normalizzato”al 100%. A questo proposito, abbiamo denunciato alle Autorità competenti del Ministero la mancata applicazione del comma 101 dell’art. 3 della legge 244/2007, che prevede, per il personale assunto con contratto di lavoro a tempo parziale la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno può avvenire nel rispetto delle modalità e dei limiti previsti dalle disposizioni vigenti in materia di assunzioni. In caso di assunzione di personale a tempo pieno, vedi le 500 unità dell’ultimo concorso, è data precedenza alla trasformazione del rapporto di lavoro per i dipendenti assunti a tempo parziale che ne abbiano fatto richiesta. Abbiamo dato mandato al nostro studio legale per individuare le iniziative più opportune.
ADERISCI ALL’RdBMBAC L’UNICA ORGANIZZAZIONE SINDACALE CHE RIVENDICA E TUTELA I DIRITTI DEI LAVORATORI