IL CROLLO DI POMPEI NON SIA UN PRETESTO PER UNA FONDAZIONE e/o S.p.A.
IL CROLLO DI POMPEI NON SIA UN PRETESTO PER UNA FONDAZIONE e/o S.p.A.
Il crollo della Schola Armaturarum di via dell’Abbondanza, l’ultimo in ordine di
tempo avvenuto (ricordiamo che pochi giorni fa era franato un muro
trasportando un’ingente massa di lapilli nella Casa dei Casti Amanti), pone con
urgenza il problema della sicurezza negli scavi di Pompei e dell’amministrazione
del sito archeologico. La situazione non è più sostenibile ed è indice di una
realtà ormai sotto gli occhi di tutti e che noi, come lavoratori di Pompei,
consapevoli dei nostri ruoli di testimoni e delle nostre responsabilità, abbiamo il
dovere di denunciare. Il crollo è la prova, evidente a tutti ormai, del fallimento
della politica totalitaria del regime berlusconiano che persegue una ben precisa
strategia che mira a modificare in modo totalmente autoritario ed irreversibile il
nostro Ministero ed insieme il nostro Paese. Il crollo è la verità che ormai non
possono più nascondere. Il progetto che si sta dispiegando in tutta la sua
pericolosità è partito da lontano, con l’introduzione dei city-manager ad opera
dei governi di una sedicente “sinistra” fino ad arrivare all’ultima invenzione dei
giorni nostri, quella dei Commissariamenti ad opera della Protezione Civile. Tutti
questi stratagemmi, messi in atto dai vari governi che si sono succeduti negli
ultimi anni,sono stati usati come pretesto per un buon governo, laddove
bisognava risolvere le emergenze delle grandi Soprintendenze. Ma, nonostante
i nobili sentimenti di coloro che hanno a cuore le sorti dei nostri beni culturali,
i siti come Pompei- Napoli- gli Uffizi-Brera appaiono sempre più come dei
giacimenti petroliferi da sfruttare. La valorizzazione del nostro patrimonio ,così
come potrebbe intenderla un manager aziendale, vede la trasformazione del
bene culturale in una mucca da mungere piuttosto che in una testimonianza
della storia dell’uomo da conservare nel tempo. Le attenzioni che il Governo ha
concentrato sui grandi “giacimenti culturali” di fatto indeboliscono le
Soprintendenze che, seppure con le loro attività rivestono un importante ruolo
di tutela del territorio dalle aggressioni edilizie delle mafie locali, purtroppo oggi
versano in una grave crisi che le paralizza. La politica scellerata di questo
governo mira alla distruzione della pubblica amministrazione con la mancanza
mirata di un adeguato turn-over ed il ricorso all’affidamento di servizi e lavori a
i privati. Assistiamo, pertanto, all’impoverimento degli uffici ed alla
trasformazione del lavoro in non-lavoro.;intere maestranze di operai (muratori,
idraulici, falegnami, imbianchini, fabbri) sono state annullate attraverso un
vergognoso progetto di riqualificazione ministeriale che,invece di trasformare i
ruoli degli operai generici in specializzati,cosa che avrebbe dato dignità ai
lavoratori restituendogli la giusta identità, paradossalmente, li ha promossi
tutti facendoli slittare ai ranghi di assistenti tecnici e lasciando il campo libero a
logiche che privilegiano il facile profitto e a comitati che si esercitano,più che
nella salvaguardia dell’arte, nell’arte di salvaguardare i propri interessi e
nell’attività di rapina dei beni culturali. In questi ultimi anni abbiamo assistito e
spesso combattuto le scelte imposte da questo o quel governo di turno
apprezzando ogni volta l’aumentare dell’aggressività politica così come un virus
dell’influenza ogni anno si trasforma e diviene più aggressivo al punto che il
vaccino finora usato ha dato risulti inefficace. E così, il Commissariamento per
mano della Protezione Civile ci appare come l’ultimo virus di stagione il cui
bacillo è stato isolato a Pompei e si diffonde altrove. Esso si serve dei mezzi di
propaganda di regime, della stampa di stato politicamente corretta, di effetti
speciali per autocelebrare il proprio operato che, in verità, nulla a che vedere
con la propria identità di ente incaricato di provvedere alla sicurezza dalle
calamità naturali piuttosto che all’adozione di cani randagi. A meno che i cani
non si considerino delle calamità! Ma, a nostro avviso, bisogna avere una
visione d’insieme, pensare ad una vertenza nazionale che mobiliti a livello
locale tutte le Soprintendenze e confluisca in una rivendicazione unitaria e
nell’elaborazione del seguente progetto: 1) Ristrutturare gli uffici delle
Soprintendenze con un semplice ma serio piano di riorganizzazione delle
risorse umane esistenti che vede l’assegnazione ad ogni individuo di compiti
utili e la partecipazione diretta alla gestione dei beni culturali; laddove
necessario, integrare i profili attraverso assunzioni di giovani disoccupati dalle
liste degli uffici di avviamento al lavoro: 2) Ricostituire le squadre di operai
attraverso un periodo di formazione al fine di specializzarli nelle varie qualità:
muratori, idraulici, restauratori, falegnami, ecc. Restituire loro il lavoro
espropriato affinchè possano partecipare con consapevolezza alla salvaguardia
e alla valorizzazione del bene culturale; dove necessario, provvedere
all’assunzione di giovani disoccupati; 3) Intensificare la vigilanza con un
adeguato turn-over; 4) Autogoverno delle Soprintendenze come alternativa
alla grave crisi in cui versa l’autorità centrale;non sarà un governo gestito dalle
solite bande sindacali, piuttosto da comitati di lavoratori e adotterà come
programma le misure esposte ai punti 1.2.3.
CHIEDIAMO PERTANTO LE DIMISSIONI IMMEDIATE DEL MINISTRO BONDI. SOPRINTENDENZA SPECIALE PER I BENI ARCHEOLOGICI DI NAPOLI E POMPEI COORDINAMENTO RDB-USB POMPEI