BENI CULTURALI: USB CONTRO IL LAVORO FESTIVO, E NON SOLO.

Roma -

BENI CULTURALI: USB CONTRO IL LAVORO FESTIVO, E NON SOLO.

 

Oggi, durante la trattativa nazionale, USB non ha sottoscritto l'accordo per il progetto di apertura straordinaria di alcuni siti culturali per le festività del 25 Dicembre 2013 e 1 Gennaio 2014.

Continua la nostra campagna di lotta contro l'attacco ai diritti e alla dignità delle lavoratrici e dei lavoratori dei beni culturali.

Vogliono togliere il diritto anche al riposo festivo.

L'obiettivo del governo è anche quello di farci lavorare la domenica senza il riconoscimento dell'indennità festiva. Pertanto la nostra analisi politica non può che partire dalla valutazione degli esiti disastrosi che il generalizzato attacco al Pubblico Impiego sta producendo, dalla Sanità ai Servizi Comuni, al sistema pensionistico; è di vitale importanza per tutti noi comprendere gli obiettivi e le strategie perseguite da tutti i governi succedutisi alla guida del paese negli ultimi 20 anni.

La costante, sistematica erosione del ruolo pubblico e la conseguente cessione di compiti e funzioni a soggetti privati, operazione giustificata con la necessità di riduzione delle “funzioni centrali” e di “razionalizzazione della spesa”, ha determinato, com’era facile prevedere, drastica riduzione del personale, messa in discussione dei diritti (diritto di rappresentanza e di agibilità sindacale in primis), progressiva precarizzazione delle condizioni lavorative, aumento delle tariffe e dei costi dei servizi prestati sul territorio.

Il caso del MiBACT è in tal senso emblematico: da tempo esso opera in estrema difficoltà, di fatto paralizzato da rilevanti tagli di bilancio e da pesanti e generalizzate carenze negli organici, tutti largamente inferiori alle necessità, con conseguenze a dir poco devastanti sulla tutela dei beni culturali.

Il collasso del Ministero e la conseguente totale paralisi in ambiti e funzioni che dovrebbero essere considerate prioritarie in un paese come l’Italia, è solo questione di tempo.

 

Tutto ciò risulta ancor più insensato se si considera il fatto che stiamo parlando di un paese che, per quanto riguarda i beni culturali, detiene più del 60% del patrimonio mondiale, un paese in cui, dati alla mano, una politica di tutela e salvaguardia del paesaggio e della “cultura” significherebbe un considerevole incremento di sviluppo economico, tale da giustificare ampiamente qualunque investimento, ORDINARIO E CONTINUATIVO, NON CON PROGETTI STRAORDINARI, che si tradurrebbe pure positivamente in aumento di occupazione diretta ed indotta.

 

BASTA CON I PROGETTI STRAORDINARI.

TUTTO DEVE ESSERE RIPORTATO ALL'ORDINARIETA' E I SOLDI DEL FUA,

salario accessorio di tuttii lavoratori,

DEVONO ORMAI FAR PARTE DEL LORO STIPENDIO.