BENI CULTURALI: INVIATA LA PIATTAFORMA
Inviata la "Piattaforma" al Capo di Gabinetto e al Segretario Generale prima dell'incontro di oggi 19 Novembre 2013
Capo di Gabinetto
Cons. Marco LIPARI
gabinetto@beniculturali.it
Segretariato Generale
Direttore:Arch. Antonia Pasqua RECCHIA
sg@beniculturali.it
La nostra analisi politica non può che partire dalla valutazione degli esiti disastrosi che il generalizzato attacco al Pubblico Impiego sta producendo, dalla Sanità ai Servizi Comuni, al sistema pensionistico; è di vitale importanza per tutti noi comprendere gli obiettivi e le strategie perseguite da tutti i governi succedutisi alla guida del paese negli ultimi 20 anni. La costante, sistematica erosione del ruolo pubblico e la conseguente cessione di compiti e funzioni a soggetti privati, operazione giustificata con la necessità di riduzione delle “funzioni centrali” e di “razionalizzazione della spesa”, ha determinato, com’era facile prevedere, drastica riduzione del personale, messa in discussione dei diritti (diritto di rappresentanza e di agibilità sindacale in primis), precarietà, dismissioni di servizi prestati sul territorio.
Il caso del MiBACT è in tal senso emblematico: da tempo esso opera in estrema difficoltà, di fatto paralizzato da rilevanti tagli di bilancio e da pesanti e generalizzate carenze negli organici, tutti largamente inferiori alle necessità, con conseguenze a dir poco devastanti sulla tutela dei beni culturali. Il collasso del Ministero e la conseguente totale paralisi in ambiti e funzioni che dovrebbero essere considerate prioritarie in un paese come l’Italia, è solo questione di tempo. Tutto ciò risulta ancor più insensato se si considera il fatto che stiamo parlando di un paese che, per quanto riguarda i beni culturali, detiene più del 60% del patrimonio mondiale, un paese in cui, dati alla mano, una politica di tutela e salvaguardia del paesaggio e della “cultura” significherebbe un considerevole incremento di sviluppo economico, tale da giustificare ampiamente qualunque investimento, che si tradurrebbe pure positivamente in aumento di occupazione diretta ed indotta.
La realtà ci mostra invece una situazione di scempio generalizzato: intere aree del paese devastate, monumenti, siti archeologici, pinacoteche, musei, biblioteche e archivi in abbandono, esposti al degrado quando non al saccheggio, funzioni fondamentali nella tutela, nel restauro e persino nella sicurezza dei posti di lavoro cedute “in appalto” . Va rilevato e denunciato con forza come il fenomeno delle esternalizzazioni, a fronte di una erogazione di servizi generalmente al di sotto degli standard garantiti dal pubblico, produca scarso incremento di occupazione (sottopagata e con scarsi diritti) e generi un meccanismo perverso sul piano economico: a fronte di una continua riduzione degli stanziamenti destinati alla funzionalità delle strutture pubbliche, i servizi esternalizzati determinano un ingente esborso di denaro pubblico. Semplificando il concetto, come collettività paghiamo di più per avere un servizio che potremmo ottenere ad un costo inferiore e di migliore qualità.
Completa il quadro disastroso in cui versa il Ministero la situazione del personale: sottopagato, sottoutilizzato, mortificato professionalmente, anagraficamente invecchiato per il blocco del turn-over.
Prioritario quindi diventa, per un sindacato di base come il nostro, partire dalle condizioni concrete dei lavoratori nelle singole realtà lavorative e da questa piattaforma rivendicativa di Ministero, a difesa dei lavoratori stessi, dell’occupazione e del suo incremento, del ruolo pubblico dello stato contro la politica “europea” di tagli e sacrifici a senso unico.
Questi in sintesi i punti chiave della nostra azione sindacale:
Cancellare la riforma Brunetta;
Titolarità di contrattazione delle OO SS in materia di organizzazione del lavoro;
Netto e deciso contrasto, con tutti gli strumenti a disposizione, all’attacco ai diritti e alle prerogative sindacali ribadendo il ruolo della contrattazione decentrata e delle RSU;
Sblocco del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto nel 2009, che deve restare il riferimento unico dei singoli comparti del pubblico impiego;
Restituire alla contrattazione integrativa la pienezza delle funzioni e delle prerogative, limitando l’azione degli organi di controllo alla sola verifica della copertura economica degli accordi;
Garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro;
Garantire il pagamento dei buoni pasto;
Contrastare il taglio del fondo destinato ai lavoratori (come l’ultimo di 3.000.000 di euro);
Necessità indilazionabile di recepire risorse “fresche” per il FUA e per i fondi che finanziano gli investimenti per la manutenzione di musei, scavi archeologici, biblioteche, archivi, oltre ai fondi per finanziare gli investimenti per cinema, teatro, musica e danza. La mancanza di una decisa volontà “politica” ed economica in questo senso non può che tradursi nella devastazione del patrimonio culturale italiano;
Istituzione della 14° ;
Sviluppo degli interventi dello Stato in settori che possono favorire l’economia rilanciando l’occupazione attraverso lo sviluppo della politica di salvaguardia ed estensione della funzione pubblica e sociale dei Beni Comuni, a partire da un piano di sviluppo del turismo e di valorizzazione e tutela dei beni culturali, ambientali, paesaggistici, storici, artistici, archeologici, architettonici, archivistici e bibliotecari;
Imporre una politica di generalizzata assunzione di personale in tutte le qualifiche per continuare a garantire l’accesso e la fruizione, a tutti i cittadini, dei luoghi e dei beni culturali;
Necessita un intervento politico che rimetta in discussione il blocco del turn-over;
Stabilizzazione dei comandati;
Superamento del lavoro precario con assunzioni a tempo indeterminato;
Incremento di figure professionali tecnico-scientifiche favorendo adeguate opportunità di lavoro per i giovani provenienti da corsi di laurea specialistici. A tale incremento si potrebbe in parte fare fronte con il personale interno risultato idoneo ai processi di riqualificazione per i passaggi dalla II area alla posizione economica C1, di cui è stato previsto l’inquadramento di un numero troppo esiguo per rispondere alle effettive esigenze del Ministero, oltretutto senza alcun aumento di stipendio, che rivendichiamo con forza e pieno diritto.
Pertanto riteniamo che l’aumento del numero di personale da inquadrare nella III area, sia una soluzione percorribile ed auspicabile che l’Amministrazione potrebbe intraprendere senza onere di spesa, riconoscendo momentaneamente ai lavoratori solo l'inquadramento professionale. Tale scorrimento risolverebbe anche l'esubero dei 283 lavoratori della I area;
Riqualificazione del personale in servizio attivando le procedure per i passaggi di area.
A fronte del quadro drammatico in cui si trova oggi la P.A., in particolare il nostro Ministero, riteniamo necessario organizzare la “resistenza e la lotta” a partire dai territorio, dai posti di lavoro e dal presidio delle singole specificità, per fronteggiare e contrastare gli attacchi ai diritti individuali e collettivi delle lavoratrici e dei lavoratori dei Beni Culturali , del Turismo, e non solo.
USB P.I. MiBACT