BENI CULTURALI E TURISMO: DOSSIER "CONSORZIO AREA ARCHEOLOGICA CENTRALE DI ROMA" INVITIAMO LE LAVORATRICI, I LAVORATORI, I CITTADINI E TUTTE LE PERSONE INTERESSATE AL BENE COMUNE, A LEGGERE ATTENTAMENTE E CON PAZIENZA IL CONTENUTO DI QUESTO DOCUMENTO.

Roma -

BENI CULTURALI E TURISMO: DOSSIER “CONSORZIO AREA ARCHEOLOGICA CENTRALE DI ROMA” INVITIAMO LE LAVORATRICI, I LAVORATORI, I CITTADINI E TUTTE LE PERSONE INTERESSATE AL BENE COMUNE, A LEGGERE ATTENTAMENTE E CON PAZIENZA IL CONTENUTO DI QUESTO DOCUMENTO.

 

Siamo venuti a conoscenza, il giorno 21 aprile u.s., della firma di un accordo tra Comune di Roma e MiBACT dagli organi di stampa, durante la riunione di contrattazione del 15 aprile 2015 con all’ordine del giorno la discussione sui progetti locali 2015. La RSU della SS-COLOSSEO ha posto al Soprintendente Prosperetti una pregiudiziale, condivisa dalla nostra O.S., che pretendeva di avere informazioni su quanto riportato dai giornali. Il Soprintendente ha subito affermato che la notizia non doveva uscire, in quanto era ancora in fase di definizione l’accordo etc. etc…; dalle parole proferite dal Soprintendente è apparsa evidente la sua difficoltà nel descrivere quello che stava accadendo. Ci è sembrato anche chiaro il fatto che, essendo prevista la firma entro breve tempo, gran parte delle informazioni sul contenuto del testo fossero già decise e la data del 21 aprile 2015, era stata scelta per il valore simbolico ed il ritorno mediatico che l’evento avrebbe portato. L’Amministrazione ci ha comunicato che, “un gruppo di avvocati” ha messo a disposizione uno “Studio di fattibilità”, in forma gratuita, ( magnanimi!!!) in cui evidenziare i “problemi” dell’Area Centrale, (se chiedevano ai lavoratori della Soprintendenza Speciale-Colosseo, nonché cittadini romani, li avrebbero indirizzati sui veri problemi di Roma Capitale), che NON sono quelli di una nuova organizzazione tra Stato e Comune nella gestione dei beni archeologici e monumentali interessati. E’ altresì comparso subito chiaro come, secondo il nostro pensiero, il Soprintendente lasciasse intendere che la decisione calava “dall’alto” e pareva ineluttabile. Siamo rimasti d’accordo di incontrarci nella prima data utile dopo la firma dell’accordo che è risultata essere stata fatta il 30 aprile 2015. Successivamente abbiamo ricevuto il protocollo d’intesa firmato dalle parti, quindi siamo arrivati all’incontro informativo con più conoscenza dell’argomento e MOLTO allarmati sulle conseguenze del progetto. Durante la presentazione dell’accordo, siamo rimasti incuriositi per come ha iniziato il Soprintendente a parlare dell’argomento: “Il Comune di Roma, dopo uno “STUDIO” fatto gratuitamente, sic! sic!, sic!, dalla società McKinsey, che, secondo il nostro pensiero, è in stretto contatto con lo Studio Bonelli Erede Pappalardo, uno dei più famosi studi legali d'affari che operano in italia, ha prestato assistenza e consulenza legale al Comune di Roma e colloborato con il Mibact per l'accordo di valorizzazione dell'area interessata, ha voluto presentare questa proposta di riordino dell’Area Archeologica Centrale di Roma”. Di seguito a tali informazioni, abbiamo richiesto alla delegazione di parte pubblica presente al tavolo di contrattazione nazionale di convocare una riunione in merito alla questione. Il giorno 14 maggio u.s. presso il Ministero si è svolta la riunione richiesta con all'o.d.g. l'informativa sull'accordo Comune di Roma - Mibact per la nascita del “Consorzio per i i Fori di Roma, Area Archeologica Centrale”. Con riferimento a ciò, il Consigliere del Ministro ha tenuto a precisare che: la nascita del Consorzio di diritto pubblico, è un chiaro disegno politico di Franceschini, anche per dire basta alle controversie tra Stato e Comune; l'accordo di valorizzazione dell'area interessata è tra soggetti pubblici con forme di controllo pubblico. Nonostante le “rassicurazioni politiche“riteniamo di poter continuare a sostenere che, l’intera operazione sia l’ennesimo tentativo di Privatizzare strutture remunerative dello Stato regalandole ai privati, e vedendo quanto questa Società di consulenza sia legata a doppio filo con il governo nazionale, il timore è che questo tipo di provvedimenti sarà una politica che verrà applicata a vari settori dello Stato. La nostra preoccupazione è rafforzata dalle dichiarazioni dei soggetti interessati “il Consorzio per i Fori di Roma sarà l'unica cabina di regia e diventerà l'unico interlocutore per cittadini, visitatori, Imprese e Mecenati, a cui sarà demandata anche la definizione del Piano strategico di sviluppo culturale e di valorizzazione dell'area”. Preoccupati e non solo, delle comunicazioni ricevute, anche durante l'ultima riunione di trattativa nazionale ci siamo messi a ricercare su web e rete, informazioni su questa Società Americana, di seguito riportate, che abbiamo il “piacere e la preoccupazione” di condividerle con le lavoratrici e i lavoratori della Soprintendenza e non solo, in prospettiva anche di una prossima ASSEMBLEA dei Lavoratori.

 

Il Fatto Quotidiano in un articolo di Alberto Mucci del 29 settembre 2013 cosi descrive la McKinsey:

In un articolo su Rolling Stone diventato ormai un classico del giornalismo, Matt Taibbi ha descritto la banca d’investimento americana Goldman Sachs come un calamaro vampiro avvolto sulla faccia dell’umanità che affonda i suoi tentacoli in tutto quello che odora di soldi. Se Taibbi leggesse The Firm, il nuovo libro del giornalista americano Duff McDonald su McKinsey, la più grande e influente società di consulenza al mondo, forse la descriverebbe allo stesso modo.

Per capire l’influenza del colosso con base a New York, in America come sul resto del mondo, basta guardare ai curriculum di alcuni dei nostri più importanti dirigenti. McKinsey è stata la palestra di Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit e attuale presidente del Monte dei Paschi di Siena, Corrado Passera, ex amministratore delegato di Banca Intesa ed ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Monti, Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, Roberto Nicastro, attuale direttore generale di Unicredit e Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello dell’Istituto per le Opere Religione (Ior).

McKinsey e’ stata semplicemente la protagonista più influente delle più importanti trasformazioni del capitalismo degli ultimi cento anni.

Qualsiasi problema le società dovessero affrontare McKinsey era pronta con una soluzione”, sintetizza in una conversazione con ilfattoquotidiano.it McDonald.

 

Sul blog di Repubblica SOLDI E POTERE del 31 luglio 2014 a cura di Carlo Clericetti

“MCKINSEY MINISTERO OMBRA”:

Al ministero dell’Economia e Finanze (Mef), di fronte alla sala conferenze della Ragioneria generale, c’è una stanza sulla cui porta fa bella mostra una targa con scritto “Laboratorio McKinsey-Mef”. Ecco, forse quella targa spiega meglio di tante elucubrazioni politiche il disagio del commissario per la spending review Carlo Cottarelli, esplicitato nel “blog del Commissario” come una critica ad alcune decisioni parlamentari di spesa, ma molto più probabilmente provocato dalla consapevolezza che il suo ruolo è ormai quasi senza rilievo.

Chi frequenta il Ministero racconta che, subito dopo il suo insediamento, intorno a Cottarelli c’era un grande movimento di persone che facevano riferimento a lui per elaborare gli studi e le proposte, mentre ora attorno a lui c’è il deserto: continua a lavorare da solo (sta per presentare il suo rapporto sulle partecipate degli enti locali) con il supporto di una sola segretaria.

La costituzione di una squadra di economisti di supporto alla presidenza del Consiglio di certo non migliorerà la situazione: e neanche quella, al di là delle dichiarazioni ufficiali, dei rapporti tra il presidente Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che rischia di finire in una situazione analoga a quella di Cottarelli, cioè di contare sempre meno nelle decisioni politiche importanti. Non è un mistero che Renzi avesse pensato di insediare in quel posto un politico di sua fiducia e che per la scelta di Padoan sia stato decisivo il parere di Giorgio Napolitano, preoccupato del fatto che il ministro dell’economia dovesse essere una figura conosciuta a livello internazionale.

Sembra dunque che stiamo assistendo a una lotta di potere, dietro la quale c’è però un problema fondamentale, ossia il rapporto tra tecnici e politici. L’ideologia economico-politica dominante da quarant’anni sostiene che la politica, quando si occupa di economia, fa soltanto danni. La gestione dell’economia va lasciata ai tecnici, depositari della scienza che sa come far andare le cose nel modo migliore. Il compito della politica è soltanto quello di eliminare gli ostacoli al pieno dispiegarsi delle forze del mercato: dunque liberalizzazioni, privatizzazioni, eliminazione il più possibile delle regole, tra le quali vengono comprese quelle sui diritti dei lavoratori – ma anche sulla protezione dei consumatori – e magari quelle Costituzioni “troppo anti-fasciste”. Di questa ideologia fa parte integrante la teoria dello “sgocciolamento”: l’essenziale è creare un sistema che produca più ricchezza possibile, senza preoccuparsi della sua distribuzione, perché poi il benessere “gocciolerà” anche sulle classi più svantaggiate.

La fallacia di questa ideologia è stata comprovata da ciò che è accaduto da quando queste idee sono egemoni: una concentrazione della ricchezza sempre maggiore che ha finito per inceppare l’economia, sfociando nella grande crisi che ci colpisce ormai da sette anni.

Perfino papa Francesco, nella sua recente esortazione apostolica Evangelii gaudium, ha definito errata la teoria dello “sgocciolamento”

L’Europa, però, è ancora guidata in base a queste idee. Di qui il ruolo delle tecnocrazie non elettive che dettano la politica economica (Bce, Commissione Ue) e l’ondata di “governi tecnici” chiamati ad applicarla. Di qui le reprimende della Commissione per gli scostamenti dello zero-virgola che presenta il nostro bilancio rispetto agli obiettivi formulati attraverso formule esoteriche e tutt’altro che incontestabili.

Non sappiamo se Padoan condivida fino in fondo questa impostazione, ma di fatto il suo ruolo è quello di custode dell’ortodossia, e almeno nelle dichiarazioni ufficiali si comporta di conseguenza. Renzi, in questa situazione, ci sta stretto, anzi strettissimo. Si rifiuta – giustamente – di lasciarsi guidare dal “pilota automatico” di cui un volta ha parlato il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. Vuole prendere delle decisioni politiche e poterle attuare anche se sono fuori linea rispetto a quello che il pilota automatico prevederebbe. La vicenda degli 80 euro è stata un esempio lampante a questo riguardo: mai i tecnici l’avrebbero presa. Ma lui si è imposto: la decisione è questa, trovate il modo di attuarla.

Renzi, dunque, vuole prevalere sui tecnici, e per riuscirci si costruisce una squadra di tecnici “suoi”: che trovino il modo di realizzare quello che lui vuole fare invece di dirgli cosa fare. Fin qui, siamo in una fase che potremmo definire “la riconquista della democrazia”: le decisioni spettano a chi ha avuto l’investitura popolare, che si avvale dei tecnici, ma non ne è succube. Una cosa che l’Europa sembra aver dimenticato.

Poi però bisogna vedere come questo avviene. ,Renzi personalmente capisce poco di economia. A quanto sembra di capire il più importante dei consiglieri a cui si affida è YORAM GUTGELD, che prima di diventare deputato Pd ha fatto una carriera in McKinsey di cui è diventato senior partner e direttore. E qui forse si comincia a capire che ci fa McKinsey al Mef, ma non solo. A quanto raccontano alcuni addetti ai lavori, la presenza della società di consulenza – CHE AFFERMA DI PRESTARE LA PROPRIA OPERA A TITOLO GRATUITO, FATTO SINGOLARE PER UNA SOCIETÀ PRIVATA – sta diventando molto pervasiva. Si sta occupando per esempio, anche della determinazione dei costi standard degli enti locali, un dato cruciale che determinerà il modo di distribuire le risorse. Del problema si era occupata per tre anni la Copaff (Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale) attraverso una società partecipata per l’87% dal Mef e per il 12,5% dalla Banca d’Italia, che aveva elaborato studi accurati che tenevano conto delle variabili di ogni territorio. A un certo punto è comparsa Mc Kinsey, che ha giudicato quella elaborazione “troppo complicata” e si è pronunciata per un sistema molto più sbrigativo: prendere i dati di cassa e fare le medie. “Un sistema completamente sballato”, si lamenta uno degli esperti che avevano lavorato al problema. “A parte che per fare una cosa del genere non serve una società di consulenza, basta un ragioniere. MA QUESTI OLTRETUTTO SONO COMPLETAMENTE IMPREPARATI SULLE PROBLEMATICHE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: IGNORANO ADDIRITTURA COSE CHE DOVREBBE SAPERE ANCHE SOLO CHI LEGGE I GIORNALI". INSOMMA, GUTGELD SI FIDA DI MC KINSEY, IL CHE È NATURALE VISTO IL SUO PASSATO. MA DAVVERO MCKINSEY È COMPETENTE PER QUESTO TIPO DI PROBLEMI? NELLA “SQUADRA” DI RENZI, DUNQUE, ANCHE SE NON COMPARE UFFICIALMENTE, C’È LA MCKINSEY. Di altri componenti, che non sono mai stati al centro dell’attenzione dei media, è al momento prematuro definire l’orientamento, ma Marco Simoni è stato candidato con Scelta civica di Monti e Tommaso Nannicini è affiliato al centro di ricerca Igier-Bocconi. Altri due, Roberto Perotti (che, a quanto si scrive oggi, dovrebbe entrare al posto dell’ex rettore della Bocconi Guido Tabellini, di cui si era fatto il nome) e Veronica De Romanis, appartengono invece certamente all’area culturale comunemente definita “liberista”. E comunque sono lontanissimi da un orientamento non diciamo di sinistra, ma anche vagamente progressista. Insomma, l’impressione è che si tratti di una squadra prevalentemente orientata sulle teorie che Renzi sembra voler combattere. E ALLORA, CHE NE VERRÀ FUORI? UN RITORNO AL PRIMATO DELLA POLITICA O SEMPLICEMENTE UNA POLITICA DETERMINATA DA CERTI TECNICI INVECE CHE DA ALTRI, CHE REALIZZERÀ QUALCHE IDEA A CUI IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO TIENE, MA SENZA CHE DAVVERO “CAMBI VERSO”? Al momento, i fatti dicono che quest’ultima è l’ipotesi più probabile. E se così sarà, avremo sommato due svantaggi: continuare in una politica sbagliata ma aver anche provocato una frattura istituzionale, creando una situazione in cui chi conta non è la persona che ricopre il ruolo formale nel governo o nell’amministrazione.

Per trovare le ulteriori attività che la società McKinsey ha provveduto in passato e sarà in grado di avviare in futuro basta fare una ulteriore ricerca sul web e si avrà una ricca risultanza di dati, cosi come si può facilmente reperire on line alcuni dei nomi più in vista nella vita politico-amministrativa italiana che provengono dalle fila di questa società.

Fatta questa premessa ed avendo a disposizione qualche dato in più si può ordinare cronologicamente gli eventi che hanno portato all’avvio di questo progetto di privatizzazione dell’Area Centrale dei Fori:

 

E A ROMA COCA COLA DIVENTA LO SPONSOR DEI FORI IMPERIALI

23 gennaio 2014 LA REPUBBLICA sez. CRONACA

DAVOS -C' è anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino, tra i big del mondo giunti a Davos. Partecipa a un meeting tra i sindaci e i governatori delle aree metropolitane più importanti dell' Europa, degli Usa e dell' Asia. Ne uscirà con in tasca una notizia: Muhtar Kent, charmain e ceo della Coca Cola Company, ha garantito il suo intervento per creare una fondazione che investa nell' archeologia romana. I denari serviranno per realizzare quello che il sindaco chiama «il più grande parco archeologico mai esistito», un'area che va dai Fori al Colosseo fino all' Appia Antica. «Un patrimonio che non è solo dei romani ma di tutta l' umanità», «una testimonianza dell'origine della civiltà». L' operazione è ancora agli albori. Ma il signor Kent, che conosce Roma assai bene per averci vissuto un paio d'anni, si è mostrato entusiasta. IL SINDACO RACCONTA CHE IL MANAGER SI È SUBITO FATTO PROMOTORE DI UN INCONTRO CON I VERTICI DELLA SOCIETÀ DI CONSULENZA MCKINSEY. Precisa che l'investimento, se riuscirà a tradursi in realtà, sarà di diverse centinaia di milioni di euro, se non miliardi. Al momento non si sa quante risorse servirebbero con esattezza per trasformare questa zona immensa in un parco che, nelle intenzioni, dovrà avere anche un suo museo, da realizzare nei pressi del Celio, dove già esiste una struttura, parzialmente crollata con gli scavi della prima metropolitana.

 

“Con D.M. del 1 agosto 2014, modificato e integrato con D.M. del 12 settembre 2014, è stata istituita una COMMISSIONE PARITETICA D’ESPERTI DESIGNATI DAL MIBACT E DA ROMA CAPITALE” con il compito di elaborare, a partire dalle Linee Guida elaborate nel 2008, uno studio per un Piano strategico per la sistemazione e lo sviluppo dell’Area Archeologica Centrale di Roma (d’ora in poi AACR). Alla Commissione si è chiesto di esaminare tutte le problematiche connesse con la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale di tale area archeologica e delle aree contermini, proponendo le migliori soluzioni attuative.”

La costituzione della commissione paritetica sembra una conseguenza delle notizie di stampa che vogliono grossi investitori desiderosi di investire in ROMA CAPITALE con la consulenza della McKinsey…, un'altra casualità è la previsione nel documento finale della commissione paritetica: “Un altro elemento centrale di questa strategia è rappresentato da Museo della Città di Roma, di cui si discute fin dagli anni Ottanta del secolo scorso e che è già previsto nelle Linee Guida 2008. La sede per tale museo è stata individuata nel complesso di Via dei Cerchi, che avrebbe il duplice vantaggio di costituire uno degli accessi attrezzati all’AACR e di contribuire alla rivitalizzazione della stessa Via de Cerchi. A questo fine si dispone di un progetto preliminare della Sovrintendenza Capitolina. Il Museo della Città di Roma non deve essere un museo che si aggiunge agli altri, numerosi, già presenti, non una galleria di oggetti, sia pur di pregio, ma un museo innovativo, tecnologico, ricco di idee più che di oggetti, capace di raccontare l’intera storia della città (e non solo dell’AACR) dalle origini fino ad oggi. Il Museo di Roma dovrebbe costituire il luogo nel quale tutta la conoscenza relativa alla storia della città potrebbe essere ricomposta in un racconto unitario e in una prospettiva di alta promozione culturale….” Proprio come si indicava nella breve notizia di stampa riportata precedentemente.

Sembrerebbe che il lavoro finale della commissione paritetica costituisca un elemento fondamentale nell’indirizzo politico che il nuovo consorzio dovrebbe avere, un ulteriore indicazione ci sarà fornita dagli ulteriore atti che sono previsti nell’accordo e che ancora non sono stati stipulati. La cosa che sembra però certa è che il consorzio dovrà avere delle risorse economiche proprie provenienti da ‘multinazionali benefattrici’ e sappiamo dalle esperienze passate che spesso questo mecenatismo non è mai stato del tutto disinteressato e non sempre degno di essere riconosciuto come modello da seguire soprattutto se tutto è iniziato da uno studio offerto gratuitamente al comune di Roma dalla società McKinsey la cui struttura ed operatività va valutata attentamente anche alla luce delle notizie riportate negli articoli citati.

Sembra che l’intera operazione sia l’ennesimo tentativo di Privatizzare strutture remunerative dello Stato regalandole ai privati, e vedendo quanto questa società di consulenza sia legata a doppio filo con il governo nazionale, il timore è che questo tipo di provvedimenti sarà una politica che verrà applicata a vari settori dello Stato.

Nella presentazione dell’accordo ci è stato detto che il Sindaco ha avuto molti riscontri positivi sulla proposta per l’area centrale, ma forse provengono dai salotti che lui stesso frequenta (magari dagli stessi imprenditori interessati) perché ultimamente nell’indice di gradimento dei cittadini romani non è risultato sicuramente tra i primi cittadini più amati d’Italia.

E’ stata anche citata la buona stampa che godeva l’allora Soprintendente Adriano La Regina, ma ci viene voglia anche di sottolineare le dure lotte che il Professore a sostenuto con la giunta Carraro e Rutelli, forse quello che oggi ci serve è la stessa autorevolezza da parte dell’attuale Soprintendente di opporsi ad ogni possibilità di Privatizzazione selvaggia del bene pubblico.

“…è bene ricordare che se la tradizionale competenza amministrativa e scientifica del Comune di Roma contribuisce in maniera irrinunciabile alla cura del patrimonio storico e artistico della città, il complesso monumentale dei Fori imperiali appartiene in gran parte al Demanio dello Stato. L’unificazione funzionale (libera apertura al pubblico) e non di gestione (custodia e cura dei monumenti) dello spazio archeologico del Foro romano e dei Fori imperiali può esser attuata immediatamente senza alterare l’attuale ripartizione dei compiti rispettivamente esercitati dallo Stato e dal Comune di Roma.., parole di Adriano La Regina. La pretestuosa rappresentazione di difficoltà della gestione ha il solo ed evidente fine di giustificare la creazione di strutture che sottraggano la cura del patrimonio monumentale alla competenza delle naturali sedi istituzionali. La sventurata, recente, esperienza dei commissariamenti di Soprintendenze dovrebbe bastare ad allontanare lo spettro di operazioni concepite per finalità non coerenti con l’interesse pubblico. Queste comporterebbero peraltro la distruzione di consolidate strutture, statali e comunali, di elevata potenzialità scientifica, con ogni prevedibile ripercussione negativa sulla cura del patrimonio archeologico”, che non so se vogliano sottolineare l’estrema pericolosità di verso cosa stiamo andando, ma sicuramente rispecchiano l’idea di molti di noi che sono preoccupati per quello che succederà nei prossimi mesi.

Tutto l’intero progetto di riorganizzazione dell’Area centrale sembra figlio di questa volontà di sensazionalismo, di cui è pervaso l’intero governo Renzi, ed in questo caso specifico dal Ministro Franceschini ed il Sindaco Marino che con questo accordo intendono lasciare ai posteri una riforma che verrà ricordata negli anni a venire legata, indissolubilmente, ai loro nomi.

Ora quello che ci preoccupa è che, se questo modello avesse a partire niente vieta di applicarlo ad altre realtà del Mibact o dell’Italia intera, e la dubbia provenienza del propositore (McKinsey) e gli effetti provocati potrebbero essere devastanti per i Lavoratori e per il Patrimonio culturale Pubblico, Bene Comune.

Infatti si vuole gestire o valorizzare aree demaniali e monumentali, che già oggi, cosi come sono organizzate, sono produttive anche se sicuramente migliorabili.

 

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Roma 16 maggio 2015                                              USB P. I. MiBACT